Se si escludono le feste agresti, trebbiatura, mietitura, vendemmia, i giorni speciali nella campagna aretina erano rappresentati dalle grandi feste religiose. Con la Pasqua arrivava la primavera: le massaie si dedicavano alle consuete pulizie di Pasqua appunto,: camini ripuliti dalla fuliggine accumulata nelle fredde veglie invernali, si razzolava l’aia, si imbiancava con la calce. Veniva il parroco a benedire le case e bisognava far vedere tutto rassettato. Ripulire la casa era po’ come ripulire l’anima.
Le campane delle chiese erano addirittura annodate per tutta la settimana santa.
 
Nelle tavole regnavano spighe di grano, erbe e uova come simbolo di fecondità perché da esse sgorga la vita. Le galline dopo il riposo invernale, erano più feconde e attive nella deposizione delle uova. 
Le contadine della Valdichiana,  massaie operose si attivavano nella settimana santa per preparare la ciaccia col rigatino, e i vari dolci. Si ripuliva il forno che veniva riscaldato appositamente per preparare il pane. Regina della colazione nelle fattorie della Valdichiana era la Panina di Pasqua, preparata come il pane con l’aggiunta nell’impasto di rigatino e tocchetti di uova sode. Si preparava anche il tipico Ciambellino, l’antico dolce contadino a forma di ciambella, simbolo della corona di spine del cristo in croce.
 
La mattina di Pasqua, ci si alzava presto per lessare le uova: l’uovo veniva messo all’interno di un piatto bianco e avvolto nel tovagliolo candido con le ciocche annodate e poi portato in chiesa a benedire dalle donne. Al ritorno dalla messa, era usanza in valdichiana festeggiare con una ricca colazione: un uovo benedetto a testa, la Panina di Pasqua accompagnata da salumi, dolci e vino.Una colazione sostanziosa a cui seguiva il pranzo più semplice: pasta in brodo e gallina lessa o carne stufata di solito il famoso coniglio.